È venerdì pomeriggio, ho appena finito di esporre una presentazione Power Point con due miei compagni dell’università propedeutica ad un esame, ma la macchina è carica dalla sera del giorno prima. Passo da Firenze per prendere Flora al volo e siamo già in autostrada per andare verso Monza per lo stage di Miyamoto Tsuruzo Shihan.

Il viaggio procede bene, la velocità di crociera che mantengo è quella da 1°/2° corsia di autostrada, pressoché costante, insomma, un viaggio tranquillo; ci sarebbe una lezione con Miyamoto Sensei il Venerdì sera, ma complice la fatica del giorno e del tempo stretto decidiamo di passare il turno per stavolta.

Facciamo una bella sosta nell’autogrill di San Zenone e siamo, praticamente al luogo dove si terrà il giorno dopo lo stage.

Siamo lì presto, pressoché per primi, assieme agli organizzatori. Salutiamo i presenti, compreso Emilio Cardia assieme a Massimiliano Perini della Renwakai, organizzatori dell’evento.

Facciamo un salto ad un bar vicino per fare il pieno di energie pre-stage e torniamo al luogo dello stage.

 

Keikogi indosso, incontriamo Miyamoto Sensei e, cordialmente, ci salutiamo. Nel mentre arrivano tanti amici e facce note dei tatami: Alessio, Christian, Karl con i suoi allievi, Nora, Christophe e Valentina, Céline e Julien.

In un attimo siamo tutti sul tatami a fare un po’ di riscaldamento e stretching con qualche chiacchera in simultanea. Si fanno le 10:00 e l’insegnante sale sul tatami, saluto e cominciamo.

Da subito Miyamoto Sensei propone dei lavori molto fisici, soprattutto su Kokyu Nage (ho il piacere di essere chiamato anche come uke una volta) ed Ikkyo in varie forme, invitandoci e ricordandoci che l’Aikido è personale, ognuno deve costruire la propria tecnica su di sé e che, quella proposta è la sua interpretazione del movimento dell’Aikido.

Forme fisiche ed interessanti, con molto contatto tra tori ed uke, senza molta manipolazione, ma facendo sì che esso sia mantenuto vicino all’asse per proiettarlo.

Mi alleno con i suddetti compagni di aiki-avventure con estremo piacere.

I lavori sono poi trasposti nel medesimo modo in Suwari waza, assieme ad uno Shiho Nage da Katete Dori in Hanmi Handachi Waza che ho il piacere di fare con Céline Froissart.

Questa peculiare forma di Shiho Nage prevedeva lo studio da parte di uke della posizione di presa da Katate Dori corretta, più esterna e con il centro più bassa (frontalmente uke è “placcabile”), andando a portare uke sull’asse della colonna vertebrale facendo passare uke dall’altro lato proiettandolo.

La mattinata vola ed arriva rapidamente la pausa pranzo. Dopo le foto di gruppo, trascorriamo questo tempo meravigliosamente, in compagnia degli amici sopra menzionati più Carlos, il marito di Céline, che ci raggiunge proprio per il pasto. Troviamo un posto molto carino, un ristorante chiamato “Vecchia Ostuni”, consigliatissimo!

Parliamo di tutto: dal vino all’acqua frizzante, dalla chimica dei PCBs (la presentazione dell’inizio dello scritto) alle Repubbliche Marinare, dai cibi tipici e del mangiar bene alla pratica dell’Aikido in generale.

Post pranzo salutiamo Céline e Carlos che non parteciperanno alla frazione pomeridiana e facciamo una passeggiata io, Flora e Karl parlando un po’ della promozione dell’Aikido mediante sito.

Torniamo al luogo dello stage, ci riprepariamo per la sessione pomeridiana e ripetiamo quanto fatto per la prima parte della mattina: stretching e qualche chiacchera. Miyamoto Sensei arriva e ricominciamo.

Il pomeriggio si articola similmente alla mattina, ma si incentra più su Irimi Nage e Kotegaeshi oltre a Kokyu Nage in altre forme e dei lavori da Suwari Waza su Ikkyo. Quest’ultimo particolarmente interessante poiché andava a ricercare il punto di squilibrio direttamente, bypassando blocchi e approcci di controllo tipici di altri stili di Aikido.

Circa Irimi Nage e Kotegaeshi il concetto alla base era il medesimo: il contatto ed il controllo di uke mediante il proprio corpo. Ad uke era richiesto un contatto costante, quindi un’elevata attività, proprio per aiutare tori a lavorare con il massimo impegno.

Tutto quello che posso dire è che essere uscito dalla “comfort zone” rispetto allo stile di Aikido che pratico è stato veramente appagante per me: nonostante le dovute differenze mi sono sentito all’altezza e sono riuscito a praticare come volevo, ad un buon ritmo con molte persone che mi sono amiche.

Unico neo del seminario, assolutamente non dovuto all’organizzazione (ci tengo a precisarlo), la presenza di alcuni aikidoka non proprio gradevoli, che, nella pratica generale del seminario, agivano come se lo spazio fosse loro cercando di apparire spintonando. Premesso, sono abbastanza rustico, e la calca (il tatami era gremito) non mi preoccupa, ma la maleducazione proprio mi rimane indigesta… soprattutto quando siamo tutti allievi allo stesso stage. Meglio tralasciare… si rovina la bella atmosfera.

A fine stage, foto di rito e selfie classici e, ahimé i saluti… purtroppo per la sera non ci tratteniamo… il giorno dopo ci aspetta un altro seminario.

 

 

Con mia grandissima sorpresa però, Christophe, Valentina e Nora ci hanno aspettato per fare con noi aperitivo. Apprezziamo tantissimo. Certi gesti vogliono dire molto, non credo ci vogliano spiegazioni.

Finito l’aperitivo, con la promessa di rivederci presto, magari anche in occasioni non aikidoistiche, ci salutiamo calorosamente.

Siamo pronti per Domenica.