Ennesimo stage fuori porta, stavolta a Casagiove, in provincia di Caserta; l’insegnante che presenzia il seminario è Christope Depaus, belga DOCG con un background aikidoistico a dir poco invidiabile: il suo insegnante di riferimento nei primi anni di pratica è Sugano Shihan, oltre che molti altri insegnanti belga, fino a quando, nel 2000, entra in contatto con Christian Tissier Shihan, il quale diverrà uno dei suoi principali formatori dopo la dipartita di Sugano Shihan.

Dal 2006 insegna e gestisce il Suo dojo a Bruxelles, il Ren Shin Kan, assieme a Valentina Perazzini, aikidoka determinata, super energetica e preparatissima, insomma, la compagna di pratica che tutti vorrebbero!

Lo stage in questione è stato organizzato da 3 associazioni di ProgettoAiki: la Motus Academy ASD di Salerno, la Marici Dojo di Caserta ed il Kyokan Dojo di Salerno.

Ma credo che più che di associazioni, si debba parlare di volti, volti di aikidoka, volti di persone, volti di amici: Alessio, Alessandra e Silvio, a cui dico, sinceramente, grazie.

Dopo questa introduzione, dovuta, inizia la storia di questo seminario:

Il viaggio inizia Venerdì 10 Maggio. È caldo, sono appena uscito dall’università, corro a casa di Flora dove ho lasciato la valigia con keikogi e vestiario vario (vista l’ampio spettro di possibilità climatiche del periodo…), pranzo al volo con pasta e zucchine e via a prendere la tramvia con Flora. Giù ci aspettano altri 2 tipi tosti del mio dojo: Giulia e Francesco.

Saliamo sul trasporto pubblico e arriviamo a Villa Costanza, punto da dove prenderemo un autobus direttamente per Caserta, dove ci aspetta Alessandra Scialla, preparatissima e squisita padrona di casa. Ci siamo già accordati con lei e pernotterremo in dojo.

Ridiamo, scherziamo, ci prendiamo in giro e ogni tanto simuliamo qualche tecnica di Aikido a partire da “attacchi segreti”: punzecchiamento-menuchi, chudan pizzicotto, nocchino menuchi, ecc… .

Purtroppo ci informano che il bus sarà in ritardo di 2 ore… aspettiamo, sempre col sorriso, ma un po’ ansiosi di partire.

Il tempo passa, chiaccheriamo di tutto un po’ e, probabilmente, delle più grandi boiate che delle menti possano concepire… fino a quando non ci appare il pullman; saliamo quasi correndo dopo aver messo i bagagli nel vano apposito, ci sediamo e partiamo. Elisa, un’altra ragazza del dojo, invece scenderà in macchina per del turismo già programmato, la ritroveremo Sabato mattina carica per lo stage.

Il viaggio dura circa 5 ore e mezzo… fatto ripagato pressoché immediatamente da una cena con Alessandra, che appena arrivati, ci accoglie e ci “coccola” come se fossimo figli suoi. Oltre ad Alessandra, siamo anche in compagnia del super sorridente Andrea! Lui si allena ad Amsterdam, ma ha colto l’occasione del seminario per tornare in Italia e passare del tempo con noi.

Dopo cena, un limoncello come si deve e postazione letto! Si dorme…

Ore 7:45, suona la sveglia, doccia per rilassare i muscoli inteccheri e… su al bar per il caffé. Il caffé del Sud Italia: corto, corposo, nero come l’abisso. Perfetto, come piace a me.

Il tempo vola, rientriamo in dojo, ci cambiamo e siamo pronti. Arrivano Christophe e Valentina con Alessio. Ci salutiamo calorosamente (con Alessio poi il rapporto è profondo). 

Un pochetto di esercizi preparatori e di stretching leggero prima di iniziare, e siamo già al saluto al kamiza.

Il seminario è incentrato sul tegatana, ma in modo profondo, e su vari livelli.

La mattinata del seminario era incentrata sul Kokyu Nage e sui “taglienti” movimenti delle mani che, assieme alla tensione generata in uke dalle braccia e del corpo di tori, portavano alla costruzione di proiezioni dinamiche e, in qualche modo potenti, proprio come è Christophe nel suo Aikido: elegante ma potente.

Il lavoro si è poi trasferito su Ikkyo, la forma che il Maestro Tissier propone oramai da anni, quella in cui la spalla ha un ruolo non marginale, ma che permette movimenti altrimenti impossibili (chi è “addetto ai lavori” avrà capito a cosa faccio riferimento). Se Ikkyo e Kokyu Nage sono complementari, esattamente come le mani nei lavori proposti da Christophe, le mani sono il minimo comune denominatore dei due principi suddetti: taglienti e precise come lame forgiate da un ottimo artigiano, ecco il riassunto di ciò che Christophe Depaus mi ha trasmesso nella prima parte del seminario.

Pausa pranzo e penichella, in cui mi sono confrontato con Alessio su vari temi, aikidoistici e meno… e con qualche caduta… più di qualche caduta! Di quelle belle, ma non nella tecnica, quelle per imparare con i propri sempai, quelle di cui parli e chiedi feedback, quelle che ti fanno respirare che uke si vuole diventare.

Il tempo vola ed è già nuovamente il momento di indossare il keikogi e l’hakama. In contrapposazione al lavoro di spada della mattina, è il turno del jo. Christophe ci propone un lavoro molte bello, un lavoro che per lui vuol dire molto: un kata di 7 movimenti di jo.

La storia di questo kata è stata, per me, quasi commovente e siccome credo appartenga a Christophe, non la racconterò.

Non me ne vogliate, ma sono dell’idea che certe cose vadano vissute, come lo visse Christophe anni fa, pertanto riporterò solamente che questo kata, seppur breve, porta con se molti, se non tutti i principi del bastone dell’Aikido: dal Gedan all’Hasso. Un altro piccolo particolare che mi ha fatto piacere è che Christophe mi ha chiamato per fare uchijo; fa sempre piacere avere tali occasioni. Ma forse la cosa che più mi ha fatto sorridere è stata quando Christophe ha chiamato Giulia per farle da uke con il bastone. Gli allievi sono il biglietto da visita di un insegnante, e in queste occasioni (come, fra le altre, come per Flora a Berlino e Brescia con Tissier Shihan, o Francesco sempre a Brescia con Christian Tissier) si è sempre fieri di loro.

Finito il lavoro precedente, dopo un break di qualche minuto, è di nuovo il turno del taijutsu. L’insegnante porta in rassegna un altro classico lavoro della linea da lui (e da me, oltre che di molti altri) seguita. Tori deve agire su uke in modo periferico, con le mani in sinergia: da Ai Hanmi Katate Dori, una mano limita le possibilità di movimento del compagno agendo sull’incavo del gomito (internamente ed esternamente in base al lavoro) e quindi sul reale obbiettivo, l’anca, mentre l’altra mano fa compiere la tecnica.

Il riscaldamente si basa sul movimento illustrante il lavoro, passando quasi dal più basilare Shiho Nage Omote (per dare idea della direzione) usando il taglio dell mano nel gomito di uke per controllarlo.

Da ciò si è passati da Ikkyo, attuando un cambio di mano che necessitava di una certa manualità e concentrazione, facendo quindi un “lavoro interno”, passando a lavori esterni: un Ai Hanmi K. Shiho Nage, accorciando i tempi usando quindi solo una delle due mani (quella che inizia la rotazione) e poi uno Yokomen Uchi Kaiten Nage, fatto ruotando dietro ad uke dal lato del braccio portante l’attacco, dopo averlo precedentemente annullato.

Saltando direttamente alla Domenica, l’ultimo giorno vede come protagonisti il bokken e, nuovamente, il tegatana.

Un bokken apparentemente classico, ma che nasconde un raffinato lavoro di contatto/ammorbidimento da parte di shitachi. Il ken tai ken è incentrato sul kata in cui uketachi taglia con Shomen e shitachi risponde salendo con il ken, prendendo il posto dell’altra spada in legno e rientrando con Shomen. Il lavoro è trasposto adesso ad un taglio ascendente da waki no kamae. Questo secondo lavoro non è rimasto tale, divenendo un kata con due uketachi in cui, a turno, essi attaccano Shomen e shitachi, dapprima svolge un lavoro analogo al precedente, ma ruotando l’anca in modo da trovarsi di fronte al 2º compagno di allenamento situato approssimativamente, a 35/40º rispetto all’asse tra i 2 praticanti della prima fase. Shitachi reagisce quindi al 2º shomen con un taglio in Gyaku.

Tanto sudore già qui, ma non basta… il lavoro con la spada si conclude e tocca di nuovo all’Aikido: ultima frazione del seminario.

Partiamo da delle tecniche da Chudan Tsuki, ma prima esercizio preparatorio sul da farsi: uke attacca, tori scivola con Okuri Ashi e fa un grande Kaiten per occupare spazio e controllare il compagno con il braccio, avendo accortezza di ruotare la mano. Da questo, si passa a Sankyo Ura: bello e mai banale! Infatti ho qualche difficoltà iniziale.

Christophe passa e me lo rispiega corregendo le mie imprecisioni… gli sorrido e gli dico: “Ho capito! Devo fare come la legge dei gas perfetti! Pressione e Volume uguale moli, R e Temperatura”, Christophe capisce e ride. Dopo poco mi chiama per fare da uke: io attacco Chudan, lui annulla il mio movimento agendo sulla spalla con il tegatana (quasi a scontrarsi, per dare un’idea, ma che di scontro aveva ben poco…), successivamente svolge Shiho Nage. Mi sento fluttuare: Christophe è alto, la strada è proporzionale. Soddisfatto dopo averlo ringraziato mi alleno con Valentina.

La fine del seminario e l’ultima proposta è Jodan Tsuki Kaiten Nage Ura usando un movimento della mano quasi a voler livellare (come l’utensile) il braccio di uke.

La pratica è rimasta costante per tutto il seminario: un ottimo livello ed un ritmo incalzante.

Il seminario giunge a conclusione e mi dico più che soddisfatto, sorrido un po’ affaticato raccogliendo i frutti del mio lavoro di questi giorni.

A questo punto giunge il momento di salutarsi: strette di mano ed abbracci nei confronti di tutti, con Christophe ci rivedremo tra qualche settimana a Milano per lo stage di Miyamoto Shihan.

In realtà a noi di Pistoia spetta un’ultima tappa: assieme ad Andrea da Amsterdam saremo a pranzo a casa di Alessandra prima di ripartire.

Spaghetti con il pomodoro, formaggio, verdure, birra, vino e anche un po’ di onighiri homemade fatti lì per lì. Un pranzo coi fiocchi preparato da una padrona di casa eccezionale! L’ospitalità che ti aspetti nel Sud Italia da una grande amica.

Viene adesso il momento dei ringraziamenti:

Un sentito grazie dal profondo ad Alessandra che ci ha trattato con i guanti di velluto non facendoci mancare niente e che ha messo a disposizione il dojo per lo stage, ad Alessio che ha sempre un consiglio per me e che mi spinge sempre a superare quel limite si cerca sempre di raggiungere, a Silvio per la sua allegria, amicizia e per aver fatto sudare i miei ragazzi. Grazie a Christophe per l’Aikido e per i kata di armi che ci ha mostrato in questo evento, dimostrandosi di nuovo un preparatissimo aikidoka di altissima preparazione tecnica.

Un ringraziamento speciale va a Valentina che Domenica è stata mia compagna di pratica per la maggior parte del tempo.

Un grazie a Salvatore ed a tutte le persone al dojo, con cui ho praticato e con cui praticherò la prossima volta e per l’accoglienza riservataci.

Grazie ai miei ragazzi, pronti ad imparare e voraci di conoscenza, presenti sul tatami e di cuore, che cercano di dare il meglio: i miei carburanti, che mi spingono a formari e fare sempre del mio meglio.

Un saluto ed alla prossima!

Alessandro