aikidoka anonima
Jiku asd di Roma – Dojo Musubi

Era un torrido pomeriggio di un mercoledì di mezz’ottobre, ancora il caldo estivo non abbandonava la nostra bella Roma, puntualmente le mie promesse di riprendere l’attività fisica facevano capolino tra i miei pensieri e seppur abilmente le ricacciavo nel dimenticatoio, quel giorno decisi di vincere la mia pigrizia e telefonai in palestra.
Al termine della comica conversazione telefonica, che si concluse con l’invito ad effettuare una lezione prova di Judo, decisi di recarmi personalmente per vedere di cosa si trattasse, ma da subito, osservando un gruppo di persone che praticavano judo, compresi nell’immediato che non ero adatta per quella disciplina.

A quel punto prese largo la fatidica domanda Perché non provi Aikido? Vieni stasera alle 20.30 e fai la prova?

La mia totale ignoranza per le arti marziali si palesò, non avevo la minima idea dell’esistenza dell’Aikido, men che meno di che cosa si trattasse, ma nonostante ciò mi lasciai incuriosire, vinsi la mia pigrizia e ritornai la sera stessa in palestra per la lezione.

Fui accolta nel Dojo con naturalezza, ma durante il corso della lezione fui avvolta da un mix di sensazioni ed emozioni. Dapprima il timore reverenziale, poi l’imbarazzo, esacerbato dalla fuxia della maglia che indossavo la quale stonava con il candido bianco dei kimoni e l’elegante nero delle hakama dei presenti in sala, e infine il divertimento, ridevo di me stessa nel prendere atto della mia incapacità di comprendere i movimenti delle tecniche, tanto da indurmi a pensare di avere delle serie difficoltà di coordinazione motoria!


Da neofita mi accorgo di essere stata affascinata dall’eleganza e dalla leggerezza che è presente nell’Aikido. Non possedevo nessuna conoscenza sull’Aikido e solo da qualche tempo familiarizzo con questa nuova disciplina, pertanto scrivere qualcosa a riguardo non mi è per nulla facile, ma ciò che posso esprimere è sicuramente la mia esperienza di donna che si approccia ad esso.

La marzialità è talvolta un concetto non facile da approcciare per noi donne. Ironizzando definirei che gli uomini vengono da Marte e le donne da Venere!
Al di là dell’ironia, nell’osservare e nello sperimentare le tecniche dell’aikido ho avuto modo di apprendere come in esse siano presenti contemporaneamente sia il principio maschile (marzialità) sia il principio femminile (recettività, elasticità, flessibilita). È nella comunione di questi due principi che ho apprezzato la bellezza di questa disciplina.
In assenza di questa combinazione, intesa come armoniosa sintesi degli opposti, si può osservare nelle tecniche come il comportamento sia da un lato espressione di una forza “bruta” senza direzione e dall’altro sia la manifestazione dell’incapacità di direzionare l’azione ovvero l’arrendevolezza.

Alla luce di ciò, per me praticare l’aikido non significa apprendere mnemonicamente tecniche, allenare il fisico o conseguire kyu, viceversa, ad un livello più profondo, rappresenta uno strumento di crescita interiore e spirituale, che si concretizza nella vita quotidiana e non squisitamente solo sul Tatami.