Prologo….
Dal Dizionario TRECCANI: “pellegrinàggio (ant. peregrinàggio) s. m. – der. di pellegrino (ant. peregrino) – Pratica devozionale consistente nel recarsi, da soli o in gruppo, a un santuario o a un luogo sacro per compiervi speciali atti di religione, sia a scopo di pietà, sia a scopo votivo o penitenziale…; fare un p. (o andare in p.) a Lourdes, a Pompei, alla Mecca. Per estens., viaggio compiuto per re luoghi considerati significativi dal punto di vista culturale, politico, storico: un p. alla tomba di Dante, a Montecassino, al cimitero di Redipuglia……”
Sulle orme di Kukai alias Kobo Daishi alias O-Daishi-sama, “Il grande maestro”
Il pellegrinaggio degli 88 templi di Shikoku
di Michelangelo Stillante
Conosco gente che considera “pellegrinaggio” un viaggio fatto a Imola, allo Stadio Meazza, Wimbledon, la Route66, la tomba di Elvis Presley o quella di Bruce Lee (questo io lo farei) … ma non è questo ora il nostro caso.
Dunque, che venga fatto da soli o in gruppo si arriva in un posto attraverso un percorso fisico, mentale e spirituale, per motivi religiosi, personali, salutistici o scommesse perse, e può essere un percorso, l’unione di più percorsi o la visita diretta di un luogo considerato degno di visita e sforzo (anche economico). E sì, perché senza uno sforzo che ci metta alla prova sarebbe una semplice scampagnata.
Alcuni dei più noti, famosi, rinomati o difficoltosi pellegrinaggi presenti in tutto il mondo (lista non esaustiva e certamente conforme alle mie idee di pellegrinaggio) possono essere i seguenti:
Città del Vaticano – Roma (Italia)
Gerusalemme – Israele / Palestina
Campo Base dell’Everest – Nepal
Cammino di Santiago Di Compostela (Francia – Spagna)
Via Francigena (Inghilterra – Francia – Italia)
St. Olav’s Way – Norvegia
Inca Trail – Machu Picchu – Peru
Ho detto conforme alle mie idee perché alcuni li ho fatti (Everest e Inca Trail), altri m’incuriosiscono (Norvegia e Francigena), uno vorrei farlo (Santiago), uno l’ho fatto e non lo rifarei (Gerusalemme), l’altro lo faccio di tanto in tanto per rivedere gli amici e per rivedere capolavori della città Eterna, come il Mosè (di Michelangelo), la Pietà (di Michelangelo), la Cappella Sistina (di Michelangelo… 😊).
Per chi volesse può avere una idea più variegata e diversa sui pellegrinaggi cliccare sui seguenti links:
https://www.afar.com/magazine/7-famous-pilgrimages-around-the-world-that-you-can-walk-or-cycle
https://www.traveller.com.au/great-global-pilgrimages-for-the-modern-traveller-gusxym
https://matadornetwork.com/read/amazing-pilgrimage-paths/
https://www.worldtravelguide.net/features/feature/the-10-best-pilgrimages-for-modern-travellers/
Il concetto di pellegrinaggio è considerato (e lo è sempre stato) “territorio” dei religiosi di tutto il mondo e infatti è condiviso e promosso nella cultura indù, cristiana, buddista, musulmana e ortodossa. Invece è sempre stato intrapreso anche da aristocratici, imperatori, gente comune e come ho detto per i motivi più disparati. L’esperienza del pellegrinaggio, sposata con lo spirito di pacata osservazione e riflessione, offre una occasione incredibile per godere del paesaggio culturale, spirituale e naturalistico. Il percorso fatto a piedi, ma anche fatto con l’uso intermittente dei mezzi di auto locomozione, mette a prova la nostra resistenza fisica e mentale e ci permette di riconsiderare le diverse prospettive e il nostro posto nell’universo. Una specie di evoluzione spirituale, concetto tanto caro ai buddisti.
Dall’epoca dei pellegrinaggi medioevali, il concetto stesso si è evoluto fino ad inglobare le ragioni naturalistiche o finanche di protesta, con zaino in spalla o raduni contro la guerra o l’inquinamento globale, spesso temporaneo e gemellato con il concetto di evasione dalla realtà e di fare qualcosa che forse nella vita normale non si avrebbe mai la possibilità di fare. Meno spesso e più radicalmente, per lasciarsi tutto alle spalle e cercare di ritrovare uno stabile equilibrio interiore e personale che in fin dei conti consiste nel mantenere l’equilibrio pur essendo in costante movimento e cambiamento. Alle volte poco importa la destinazione o l’obiettivo finale ma intraprenderlo invece, da soli o con amici o in gruppo.
In questo specifico pellegrinaggio, ci si può aspettare di lenire i dolori derivanti da una giornata di cammino con atmosfere curative, pasti frugali e terme mai lontane dal luogo di arrivo, meravigliosi ONSEN che forse sono meravigliosi proprio solo per la loro disarmante semplicità, consentendoci di socializzare con le comunità locali e conoscere storie che mai potremmo immaginare.
Si snoda, circumnavigandola, su Shikoku, la minore e meno popolosa delle isole principali dell’arcipelago nipponico. Un territorio di 18.300 kmq circa, popolato da meno della popolazione della provincia di Roma e su un percorso quasi interamente costiero lungo circa 1200 km, con una media di completamento dai 30 ai 60 giorni, a seconda che si scelga di intraprenderlo a piedi, con l’ausilio di bici-macchina-bus, di fare tutte le tappe o solo una personale selezione, dalle condizioni meteorologiche, che si decida di partire dal monte Koya-san o meno, e naturalmente dalla vostra forma fisica: è il pellegrinaggio degli 88 templi di Shikoku, conosciuto come Shikoku Hachijūhakkasho – 四国八十八箇.
Intraprendere il Pellegrinaggio di Shikoku, o in giapponese Shikoku Henro (四国遍路), non significa auspicare la destinazione, ma essere capace di sposare, metabolizzare e interiorizzare il viaggio per mezzo di un atto di contemplazione e riflessione sul percorso e sé stessi, attraverso splendidi scenari offerti lungo il percorso stesso, una serpentina che unisce ripidi sentieri di montagna, lunghe scale di pietra, promontori e tranquille spiagge.