Dopo lo stage con Miyamoto Shihan ci dirigiamo in Piemonte, direzione Biella, per lo stage cin Bruno Gonzalez Sensei, organizzato dall’amico Beppe Domenichelli.

Là ci aspettano Gemma, Samantha ed Elisa dal nostro dojo, oltre che ai vicini e grandi amici Alessio, Antonio e Francesco, Gianni da Torino, Davide e Mara da Brescia e Laura e Paola dal dojo di Nino Dellisanti, sempre a Torino.

Siamo praticamente i primi ad arrivare, budopass sul tavolo e già con il keikogi indosso!

        

Dopo il classico breve riscaldamento, Bruno da subito cattura la nostra attenzione con un Kaiten Nage da Katate Dori che sarà praticamente il tema principale di tutto il seminario; la peculiarità di tale forma della tecnica prevedeva di utilizzare la mano che si pone sul collo come mezzo per far scendere uke, non spingendo o strattonando, ma come “scelta” per uke: chi subiva la tecnica poteva accettare la discesa, oppure subire “l’effetto ghigliottina” (NdR: non si parla di gesto violento, ma di approccio marziale, sia nel caso della “sanzione”, sia nell’opzione di accettazione della situazione). Cosa da non fare era, con la mano presa, di scendere col corpo trascurando il punto, assumendo una posizione allungata, lontana e, pertanto, che non permettesse di eseguire la tecnica.

La mano che invece controllava il braccio doveva mantenersi al massimo all’altezza del fianco al momento della finalizzazione, proprio come un jab o un affondo della scherma (per trovare altri esempi calzanti): la mano dietro non permette di sviluppare una forza e, quindi, una direzione efficace con un’intensità efficace al gesto.

Ho apprezzato molto questo particolare poiché, per quanto possa sembrare un dettaglio blando, porta in sé l’essenza non solo del Kaiten Nage nella sua costruzione finale, ma dell’attitudine marziale corretta che si dovrebbe avere, quasi stessimo impostando un kata di Karate.

Lo studio, per estrapolare un concetto, era il mantenimento degli assi d’azione con movimenti piccoli o che comunque non dessero stimoli od informazioni ad uke fino all’ultimo istante.

Molteplici volte il lavoro si è ripresentato a noi presenti al seminario, variando gli attacchi e passando anche da Ikkyo, con delle analogie alla tecnica precedente, sviluppando proprio l’asse di azione mediante il quale si può controllare uke senza fornire troppi stimoli. Lo stesso è stato applicato su Chudan Tuki e Katate Dori Irimi Nage. Per queste ultime tecniche ho avuto il piacere di praticare con Davide di Brescia, amico e collega del Consiglio Direttivo di ProgettoAiki.

Conclusa la mattina, con i membri del mio dojo, ci concediamo un panino veloce per la pausa breve, quattro chiacchere con vista Alpi e siamo già pronti per la seconda parte del seminario.

Il lavoro del pomeriggio è stato più incentrato sul “Musubi”, e, con mio grande apprezzamento, siamo partiti dal bokken: il mantenimento costante della distanza e l’imparare a percepire i movimenti mediante le armi ha introdotto poi un lavoro molto simile anche nel taijutsu. Un esercizio preliminare consisteva nell’accettare con il corpo delle perturbazioni (piccole spinte agli arti o al corpo) tornando alla posizione iniziale, prima con l’ausilio della vista, poi senza. Da questo si è poi effettuato un intreccio con le stesse tecniche proposte al mattino, ma con un mindset ed un obiettivo distinto: fluire e non rimanere vittime della tecnica stessa, imponendosi una sorta libertà dalla forma.

Il lavoro è stato fatto a gruppi di tre, per lavorare leggermente di più in dinamica, andando a ricercare tipicamente i movimenti del Kaiten Nage in base a come uke prendeva il contatto, insomma, uno stage poliedrico: nella sua prima parte estremamente tecnico, con un quantitativo mirato di obiettivi su lavori ben inquadrati in un contesto e, nella parte finale, un’essenzializzazione della tecnica alla ricerca libera del movimento con il solo vincolo del rispetto dell’asse d’azione, per mantenerne l’efficacia.

 

Ho molto apprezzato la cura dei dettagli che Bruno ha portato in questo stage, il primo da un po’ di tempo in Italia. Il nome di Bruno Gonzalez non è chiaramente sconosciuto e, ancora una volta, ha dimostrato di essere un eccellente tecnico, soprattutto per chi segue la linea tecnica del Maestro Tissier (anche se la bontà di un tecnico non la fa il “filone”, ma a buon intenditore… poche parole!).

A Bruno in primis va un sentito ringraziamento da parte mia e dei membri del dojo di Pistoia che hanno partecipato al suo stage, oltre che il mio personale ringraziamento a Beppe per l’organizzazione ed ai miei cari amici di tatami, quelli che ho il piacere di avere come vicini in Toscana e quelli un po’ più lontani, che rivedo e con cui pratico sempre molto volentieri!

Alla prossima!