L’iniziativa ha visto l’adesione di aikidoka di ogni livello, bambini, praticanti di tutti i gradi kyu e dan e molti responsabili di dojo. Il grado maggiormente rappresentato è stato il primo dan con 45 iscritti, ma anche 29 secondi, 26 terzi, 17 quarti, e addirittura 15 quinti dan e 3 sesti dan fra cui anche un collega Shihan di recente nominato settimo dan, che mi ha davvero onorato con la sua presenza. Fra i tanti responsabili di dojo, alcuni mi hanno veramente lusingato informandomi che avrebbero raccomandando ai loro allievi la partecipazione a questa iniziativa. Per questo motivo da alcuni dojo ho avuto una adesione davvero notevole, totalizzando anche 9 partecipanti dello stesso dojo, anche se il record lo ha stabilito la adesione totale del dojo Sfam di Antananarivo (Madagascar) che si è unito al gruppo dalla seconda lezione con le sue 14 presenze! Il progressivo crescere del numero e l’adesione di tanti maestri mi ha fatto capire che l’interesse a continuare la pratica seguendo le mie lezioni era sincero, probabilmente perché la proposta era stata impostata nel modo giusto. Per rendere utile l’iniziativa era necessario proporre qualcosa di stimolante, qualcosa che davvero facesse venire voglia alle persone di continuare ad allenarsi da sole, benché costrette a restare chiuse in casa. Se mi fossi limitato a presentare i soliti esercizi di respirazione, ginnastica o taisabaki o esercizi di base con il jo, (magari a pagamento) come altri in seguito si sono limitati a fare, non avrei certo raccolto un tale successo di partecipazione e favore di consensi.
Ho deciso che in un momento di difficoltà bisognava essere particolarmente generosi e che l’iniziativa poteva coinvolgere i praticanti solo se mi fossi avvalso di sincerità, concretezza e chiarezza espositiva, dando una vera opportunità di crescita tecnica nonostante le condizioni davvero non ottimali di allenamento. Ho così programmato un percorso didattico completo, ricco di spunti di originalità che potesse essere utile ma al tempo stesso stimolante, inserendo in ogni lezione esercizi che so non essere familiari per la gran parte dei praticanti. Ecco in sintesi il contenuto tecnico.
Nella prima lezione, quando ancora non sapevo se la cosa avrebbe avuto un seguito, mi sono limitato a presentare dei movimenti di base con il jo, ma li ho proposti in modo che al termine della lezione i partecipanti fossero in grado di eseguire Ic Shiroi Kata, (Kata Bianco n°1). Specifico che Ic Shiroi Kata è il primo elemento di un articolato e complesso percorso didattico del jo che ho rimaneggiato per circa 20 anni fino a quando non ho ritenuto sodisfatte tutte le esigenze che caratterizzano la mia linea didattica. Il percorso completo prende il nome di Niji Keiko che significa allenamento dell’arcobaleno (nome che durante il corona virus si è rivelato quanto mai attuale ed opportuno!). Niji Keiko che si articola sullo studio di 12 brevi kata è un percorso di studio del jo che integra quello tradizionale e che costituisce la base dello studio del jo nella Aikikai San Marino. E’ concepito per realizzare dapprima un allenamento singolo e poi un allenamento in coppia, seguendo una logica di crescente difficoltà. L’obiettivo finale è quello di sapere eseguire una sequenza di 88 passaggi che comprende al suo interno 42 diversi elementi tecnici.
Quando dopo la prima lezione ho deciso che altre le avrebbero dato seguito, ho stabilito che l’intero percorso doveva comprendere tutti gli aspetti presenti in una singola lezione ma ovviamente sviluppati in modo più ampio e particolareggiato. Nella seconda lezione ho quindi iniziato proponendo degli esercizi di mobilità articolare e blandi esercizi di potenziamento muscolare. A seguire esercizi col jo abbinati a movimenti di taisabaki.
Nella prima parte della terza lezione ho mostrato esercizi di aikitaiso proponendo gradi diversi di difficoltà e intensità in modo che tutti potessero trovare il livello di studio adeguato alla propria condizione fisico-atletica. Per la scelta dei vari esercizi ho attinto per lo più da insegnamenti ricevuti da alcuni maestri che ho avuto modo di seguire a partire da un lontano passato fino ai tempi attuali. Nel video, come in questo articolo, ho ritenuto interessante sottolineare la fonte, per rimarcare come la didattica di maestri giapponesi vecchi e nuovi comprenda anche esercizi fisicamente molto impegnativi, anche se purtroppo da tanti anni nei seminari italiani non se ne vedono più. Ovviamente se ho presentato questi esercizi è perché invece io credo tuttora nella loro validità. Nella seconda parte della lezione ho mostrato esercizi di suburi con il jo che costituiscono la base del Niji Keiko e alcune sue variazioni.
Anche nella quarta lezione ho proposto esercizi di suburi ma più intensi, usando il suburito e combinando i movimenti di jo con diversi taisabaki, raccomandando l’esecuzione da entrambi i lati per favorire un bilateralità più equilibrata. La pratica come io la concepisco, oltre a produrre tutti i benefici tipici dell’Aikido, diventa anche una efficacissima forma di Educazione Fisica adattissima soprattutto ai giovani in età evolutiva. Ovviamente questa impostazione non contrasta per nulla con gli aspetti più olistici della disciplina. Non so per quale motivo chi predilige della disciplina gli aspetti meditativi e lo studio della respirazione debba trascurare o addirittura demonizzare gli aspetti più prettamente fisici e atletici. Non vedo come le due cose siano in antitesi. La prova vivente di questa teoria è il Maestro Tada. La sua didattica mette in primo piano aspetti quali la respirazione e la meditazione, ma lui stesso ha più volte dichiarato che dai 20 ai 30 anni si allenava addirittura 2000 ore all’anno. Bene, io credo che il Maestro abbia dedicato gran parte di quel tempo dei suoi anni migliori ad allenamenti che coinvolgevano il corpo prima che la mente e lo spirito e credo anche che, se di quelle 2000 ore la gran parte le avesse invece passate a meditare, la sua attuale tempra di eccezionale novantenne non sarebbe la stessa. Ma ognuno può continuare a pensarla a modo suo e a criticare il mio metodo, come è prontamente accaduto ad esempio su Facebook. Strano come i commenti provenissero da persone che in teoria non avrebbero dovuto conoscere il contenuto delle mie lezioni virtuali ma che magicamente, o forse telepaticamente, ne sono evidentemente venute a conoscenza.
Tornando ancora ai seminari virtuali, la lezione del quinto sabato ha preso in considerazione vari modi di eseguire il colpo di chokutsuki e ricollegandomi al discorso precedente ho sottolineato come l’insegnamento competente e razionale del jo, parallelamente all’avanzamento tecnico, possa portare ad irrobustire tutto il corpo. Nella seconda parte ho proseguito lo studio di sequenze di colpi di attacco e difesa integrando quanto già presentato nella quarta lezione. Lo scopo era di rendere i praticanti in grado di eseguire due kata di 8 movimenti, comprendenti attacco e difesa da entrambi i lati, per un totale di 32 movimenti. Così facendo l’introduzione al Niji Keiko è stata più semplice e fruibile, considerato che l’allenamento si svolgeva in modo autonomo e casalingo.
Sesto incontro il 25 aprile. In anticipo rispetto a questa data ho inviato un video messaggio suggerendo ai praticanti di procurarsi attrezzi alternativi al jo. Partendo dalla considerazione che solo se si possiede una buona sensibilità della mano e una rapida reattività si può aspirare ad una elevata perizia nel maneggio del jo, ho presentato esercizi di destrezza di mia invenzione decisamente innovativi e divertenti che hanno riscontrato grande successo. Ho anche espresso chiaramente il concetto che il tradizionale studio delle armi, prendendo fin da subito in esame i kata, è a mio avviso molto limitante. Anche questa mia visione ha prontamente ricevuto critiche, ma sono tuttavia certo che in futuro i miei esercizi saranno copiati o imitati, magari anche da chi ora storce il naso, così come è successo per le ukemi dopo la pubblicazione del mio manuale.
Nel corso della settima lezione ho inizialmente mostrato come fare da uke al proprio jo e come usarlo per effettuare una efficace ginnastica di mobilizzazione dei polsi. Di seguito, invertendo il ruolo come in un normale allenamento, ho invece proposto di utilizzare il jo da uke, rendendo possibile lo studio in autonomia di alcune tecniche di base. Nella seconda parte ho presentato alcune variazioni di Ichi Shiroi Kata e Ni Shiroi Kata (Kata Bianco N°2) allo scopo di migliorare la sensibilità tattile e la destrezza della mano. La mia idea è che queste qualità di base, al pari di forza, resistenza ecc. siano fondamentali per arrivare ad un vero controllo dell’attrezzo che non sia quello limitato all’esecuzione di un singolo kata.