di Elena Gabrielli

L’Aikido Possibile – Un passo sul tatami
Ed. LaFeltrinelliilmiolibro.it, 2014
Pagine 112
Disponibile in formato ebook (Kindle)

Elena Gabrielli ha iniziato a praticare Aikido nel 1970 a Roma presso il Dojo dei Monopoli di Stato dell’Aikikai d’Italia e si dedica all’insegnamento da oltre 40 anni. E’ Direttore Tecnico dell’ASD JIKU di Roma e alla sua scuola si sono formati numerosi insegnanti del panorama romano. E’ tra i pionieri della scuola di Christian Tissier shihan a Roma ed è socio fondatore del ProgettoAiki, che nel 2020 le ha conferito il VII Dan.

E’ una strana sensazione quella di chi, come il recensore, incontra a così grande distanza di tempo una persona che ha condiviso, sia pure in tempi diversi e quindi senza essersi incontrati, la grande avventura del Dojo Centrale di Roma. Incontrandola sulle pagine del suo libro trovo a dispetto dei percorsi di vita lontani tante affinità, assieme a tante diversità. Ugualmente piacevoli, le une e le altre.

In quarta di copertina afferma: «Il perché ho iniziato aikido è irrilevante. Ero molto giovane, l’Aikido o un’altra arte marziale sarebbe stato lo stesso. Questo libro è la risposta al perché ho continuato.» Non è forse il mio caso: ho iniziato la pratica dell’aikido dopo averlo osservato attentamente negli anni precedenti, da lontano eppure in posizione privilegiata. Mi rendo conto ora però che quella mia meditata decisione era in realtà anchessa casuale. L’aikido si può solo vivere, osservarlo è inutile. E’ un piacere scoprire o riscoprire in queste pagine perché quella storia continui ancora. Per Elena, per me e per tanti altri.

Il libro nasce nel 2000 ma ha avuto successive edizioni. L’ultima è disponibile anche in formato ebook (Kindle), segno anche questo del trascorrere del tempo, e di un progresso materiale che se – e diciamo se – finalizzato a quello interiore va accettato.

Ma saliamo su questo tatami.

L’aikido possibile dunque. Ma a un patto: vedere un invisibile quanto onnipresente fantasma e avvalersi della sua impalpabile ma concreta presenza.

«Uke e tori sono realmente i due soggetti dell’azione ma tra loro c’è una sorta di fantasma, che è alla base di tutte le dinamiche, che è come un’altra coscienza, pronta ad avvertire quando sbagli, quando non hai la giusta attitudine, quando hai dimenticato che lì, proprio lì, anche se non la vedi, potrebbe esserci una spada.»

Il dojo come famiglia… dove il nuovo praticante si presenta all’insegnante e gli allievi più esperti, che lo assisteranno nei suoi primi passi, cominciando dall’ingresso e dalle regole del reishiki:

«Il reishiki non è soltanto un insieme di regole formali, è l’essenza più profonda delle arti marziali. È la manifestazione di una sensibilità che non è espressione di una forma di cortesia superficiale e affettata, bensì l’esteriorizzazione di una gentilezza d’animo che nasce da sicurezza e serenità interiori.»

Sentimenti… Ebbene sì, c’è un capitolo dedicato ai sentimenti dell’aikido. I sentimenti dell’insegnante, che dovrà monitorarli e controllarli in misura maggiore di quanto richiesto al praticante. Il sentimento del piacere che dona la pratica. Il sentimento di appartenenza a una casa comune.

Divagazioni… anche “Divagazioni”, il libro si conclude con un capitolo così intitolato.

«Se recarsi in palestra non è più una scelta ma una consuetudine, se ogni volta che si sale sul tatami si è felici di poterlo fare di nuovo, forse, il pensiero logico non è più utile, anzi diventa d’intralcio alla comprensione degli aspetti più profondi dell’aikido e un atteggiamento eccessivamente razionale finisce per diventare una limitazione alla pratica autentica. »

Di questo e altro ancora ci parla, ci insegna, Elena Gabrielli. Un libro che dà molto da pensare. E soprattutto indica molto da fare.

Ma lasciamo ora la parola a lei.

 

Paolo Bottoni
Dojo Fujimae Pisa