L’aikido e il divertimento – il concetto di asobi

Shigenobu Okumura (1922-2008)
Honbu Dojo Shihan

Recentemente ho avuto l’occasione di ascoltare una conferenza presso una Università, intitolata “Il lavoro e il tempo libero” e mi è venuto in mente che l’idea di asobi (divertimento o gioco) ha un rapporto importante anche con l’aikido. Nei paesi occidentali la gente pensa generalmente al lavoro e alla ricerca come a due cose distinte e separate, e al tempo libero come a una cosa che o si ha o non si ha. Essi lavorano un certo numero di mesi l’anno per poter avere un certo numero di settimane completamente libere, come tempo da dedicare alla vacanza. D’altra parte qui in Giappone molte persone vedono il loro lavoro come l’insieme completo della propria vita, al punto che il neologismo inglese work alcholic (lavoro-alcolismo ossia come droga) è entrato ormai nel linguaggio giapponese di tutti i giorni. Questa caratteristica del nostro popolo sembra aver giocato un vasto ruolo nello sviluppo economico del Giappone del dopoguerra.

Ma senza capire a fondo il concetto di asobi sarebbe piuttosto difficile rendersi conto di cosa significhi per noi divertimento, poiché il termine asobi viene usato in molti e vari contesti. Esaminiamo brevemente alcuni degli usi di questa parola. Innanzitutto vi è l’idea di asobi come competizione che si trova in riferimento agli sport e ai giochi. L’uso della parola in questo contesto è legato alla questione della vittoria e della sconfitta. Una seconda forma di asobi è quella che comporta il tentare la fortuna, come si verifica nelle lotterie o nei giochi basati esclusivamente sulle probabilità. Questo tipo di asobi implica spesso varie superstizioni. Ancora una forma di asobi di cui trattare è quella fondata sull’imitazione delle azioni degli altri.

Ovviamente questo asobi è molto importante per i bambini, ma nelle sue forme più elevate diventa arte drammatica o teatrale. Inoltre dobbiamo considerare l’asobi che trae il suo interesse dalla vertigine o stordimento che procura. Un surfista si eccita a tal punto da dimenticare sé stesso durante l’azione. Lo sci o il pericolo dell’arrampicarsi in montagna possono essere inclusi in questa categoria. Ai suoi estremi questa forma di asobi abbraccia anche l’estasi, o “rapimento”, che sono entrambe forme di intossicazione. Anche l’uso di alcool o droghe si può annoverare agli estremi di questo tipo di “ricreazione”.

Tutte queste sfumature dell’asobi si possono combinare ed estendere fino a includere la maggior parte dei giochi, feste e celebrazioni, e ancora oltre abbracciare anche la politica. Anche la guerra è stata concepita come una sorta di asobi.

Parlando di asobi non dobbiamo limitarci a considerare gli esseri umani. Cagnolini e gattini sono famosi giocherelloni ed anche leoni e tigri mostrano lo stesso tipo di comportamento. Quando sono piccole le nostre scimmiette giapponesi giocano continuamente. Di nessuno degli ultimi animali citati si può dire che siano stati realmente addomesticati e così influenzati dai nostri comportamenti.

Un ricercatore che si occupa delle manifestazioni comportamentali delle scimmie, ne ha osservate alcune colonie residenti su isole deserte, e ha verificato che anche le scimmie sperimentano quello che si può chiamare la “scoperta”. Ad esempio quando l’osservatore introdusse nell’ambiente una patata, una scimmia adolescente la bagnò nell’acqua salata in mare e la mangiò; pare che la scimmia scoprisse che un po’ di sale migliorava il sapore. La cosa notevole è che altre scimmie cominciarono ad imitare tale comportamento, ma solo fra gli individui giovani.

Le scimmie adulte sembra che non fossero in grado o non volessero imitare i nuovi comportamenti. In seguito lo sperimentatore introdusse il gruppo al grano. Una scimmia raccolse il grano, ma mischiato a sabbia. Quando essa lavò il grano usando entrambe le mani a coppa raccogliendovi l’acqua di mare, la sabbia precipitò, mentre i chicchi di grano, più leggeri galleggiavano sulla superficie, pronti da mangiare. Che ne fosse cosciente o meno essa aveva risolto il problema di separare la sabbia dal cibo. Di nuovo le scimmie giovani adottarono tranquillamente il metodo, e per avere entrambe le mani libere per la bisogna cominciarono anche a passare più tempo eretti sulle due gambe! Sembra chiaro che asobi è di dominio degli animali più evoluti e quello che noi chiamiamo cultura deve aver certamente avuto origine dall’asobi. Ma la maggior parte dei comportamenti definibili come asobi si manifestano fra gli animali giovani, mentre per esempio, raramente i leoni o le tigri adulti sembrano giocare.

Per la maggior parte dei piccoli si usa enfatizzare la parte relativa allo studio, fino a considerare il gioco come qualcosa di nocivo. Ma in definitiva questo apprendimento forzato è davvero così buono ed il gioco davvero così negativo?

Le persone che hanno avuto grande successo negli affari come il signor Ibuka della Sony, o il signor Honda della omonima casa automobilistica, si fecero l’idea che la gente che lavorava per loro non avesse abbastanza interesse nel lavoro e cercarono di incrementarlo e svilupparlo. Questo tipo di successo non è il risultato di un lavoro costrittivo. Entrambi questi uomini hanno detto che per ottenere qualcosa che interessi personalmente e renderlo interessante agli altri bisogna applicarsi al 100% nel lavoro con lo spirito dell’asobi perché è dall’asobi che nasce la creatività. Siamo sicuri che per loro il tentativo di separare il proprio lavoro dal proprio divertimento è qualcosa di veramente insensato. Ora, dunque, che dire di quelli di noi che quotidianamente calcano i tatami del dojo, sudano e fanno quattro chiacchiere con gli amici?

Nell’Aikido non abbiamo vincitori o perdenti. Né possiamo pensare di allenarci per tentare la buona o la cattiva sorte. Ma se consideriamo l’aspetto dell’imitazione degli altri menzionato più sopra, allora il discorso cambia aspetto. Per imparare cerchiamo di imitare il nostro maestro e dunque in un certo senso forse “giochiamo” all’aikido, come i bambini giocano ai samurai. Nel pieno dell’allenamento ci mettiamo in uno stato di “oblio di sé”, in una sorta di sogno, quindi “gioco” può essere una definizione valida quanto un’altra.

Il nostro allenamento non può essere qualcosa di forzato o costrittivo. Senza arrivare a prendere in prestito le parole del Signor Ibuka, fino a dire che “lo zen è estrema forma di asobi“, possiamo ammettere però che la nostra pratica è dopo tutto una forma di asobi. Credo che in qualsiasi tecnica se non entrassimo un poco nello spirito dell’asobi diventeremmo rigidi e torpidi e non potremmo affatto sviluppare un movimento armonico e fluente.

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Shihsai Toshimasa: la dea Amaterasu esce divertita dalla caverna

Per quanto poco conosciuto nel vasto mondo dell’aikido Okumura sensei è stato una figura molto importante, e anche grandi maestri di fama mondiale come Tada sensei ne parlano con grande rispetto e ne esaltano la figura e le opere. Pubblicava regolarmente in Aikido Shinbun, il periodico dell’Honbu Dojo, di cui arrivavano avventurosamente e saltuariamente alla segreteria dell’Aikikai d’Italia le quattro paginette stampate su un unico foglio di carta sottilissima dell’edizione inglese, di cui erano previsti tra l’altro solamente quattro numeri l’anno. Gli interventi di Okumura sensei che vi apparivano non erano mai banali e li leggevo sempre con attenzione. Questo articolo, da me faticosamente tradotto traendolo appunto da una di quelle pubblicazioni, apparve nonostante i dubbi di alcuni che non ritenevano opportuno associare il divertimento all’aikido, nel numero di novembre 1988 della rivista Aikido, di cui ero in pratica redattore capo mentre Simone Chierchini, ancora quasi imberbe, ne era direttore responsabile. L’ultimo numero di cui mi potei occupare essendo imminente un mio lungo trasferimento all’estero.

Non riesco a fare a meno di notare che si crede che l’asobi sia stato citato per la prima volta nel Kojiki, il primo documento scritto della civiltà nipponica, risalente all’VIII secolo. Nel descrivere la catena di eventi che portò poi alla nascita del Giappone il Kojiki narra del ritiro della dea Amaterasu in una caverna che causò la scomparsa del sole. Furono la curiosità di capire cosa stesse succedendo all’esterno, una festa degli dei organizzata allo scopo di attirarla, e il divertimento – asobi – che le diede la licenziosa danza della dea Ama no Uzume a farle abbandonare il suo volontario esilio consentendo la ricomparsa del sole.

E tornando all’articolo di Okumura sensei che avete appena letto: lo trovo ancora attuale. E divertente: permeato di asobi…

Paolo Bottoni