I nove stage virtuali
Armati per sconfiggere il Covid-19
di Ugo Montevecchi
Ho sempre considerato il mio dojo una vera e propria scuola dove si insegna l’Aikido e quindi il 26 febbraio, con l’ordinanza di chiusura delle scuole, ho immediatamente interrotto l’attività sul tatami ma ho anche iniziato subito a tenere lezioni alternative all’aperto. Il 9 marzo però il Primo Ministro Giuseppe Conte è stato costretto a comunicare il lock- down e quindi anche le lezioni all’aperto sono state vietate e poco dopo l’OMS ha dichiarato la pandemia. Tutto era a questo punto molto chiaro, sarebbe stata una cosa lunga e dolorosa, che avrebbe portato a gravi conseguenze e quindi che fare? Marzialmente bisognava reagire ed escogitare qualcosa per mantenere vivo l’interesse degli allievi. Il motto scritto nel nostro dojo, che è “impegno, costanza e perseveranza”, è stato temporaneamente sostituito dal più pragmatico “non mollare”.
Anche se non sono un tipo tecnologico mi sono subito rassegnato all’idea che l’unica opportunità era offerta proprio dalla tecnologia e che solo in quel senso mi potevo muovere. Così alla ultima lezione all’aperto del 6 Marzo ho avvisato i miei allievi presenti che a breve avrei organizzato per loro delle lezioni virtuali, anche se in realtà non sapevo ancora bene come fare.
Alcuni giorni dopo ho ampliato la mia visione e ho deciso di estendere la proposta anche all’esterno del mio dojo, così mentre nei calendari delle varie organizzazioni tutti i seminari venivano annullati, io pubblicavo su Facebook il volantino di una iniziativa alternativa, uno stage virtuale programmato per il sabato 21 Marzo.
Il mio intento non era di dare semplicemente qualche consiglio per fare qualcosa in casa propria, quello che avevo in mente era ricreare virtualmente l’atmosfera di un vero seminario. Pubblicare un video sul sito del dojo o su Youtube lasciando che chiunque lo utilizzasse non rispondeva a questa particolare esigenza. Ho quindi deciso che avrei creato un gruppo Whatsapp e inviato in contemporanea i video a tutti coloro che ne avrebbero fatto richiesta, facendo sì che ogni partecipante si sentisse parte di un gruppo di persone che in contemporanea stava facendo la stessa cosa.
Alla prima lezione hanno aderito 41 praticanti del mio dojo e 130 da altri dojo italiani di diverse organizzazioni e già il fatto di avere unito persone di varie scuole in una iniziativa comune, anche se virtuale, è stato un risultato positivo. Hanno poi partecipato persone dall’estero. Il primo si è iscritto il 12 Marzo dal Belgio e a seguire 5 dalla Svizzera, 1 dalle Filippine, 1 dalla Serbia, 3 dalla Russia, 1 dal Giappone e 1 dal Perù. Il totale dei partecipanti alla lezione d’esordio è incredibilmente arrivato a l84. Almeno il triplo della mia più ottimistica previsione. Subito dopo il termine della prima lezione mi sono arrivati decine di commenti gratificanti e incitamenti a proseguire di fronte ai quali non ho potuto rimanere sordo. Come desideravo le persone si erano sentite parte di un gruppo, le distanze create dal Covid 19 erano state idealmente annullate e lo spirito dell’Aikido era riuscito ad unirle addirittura da un continente all’altro.