Il 13 aprile del 1612, sull’isola di Ganryujima, Miyamoto Musashi uccideva in duello Sasaki Kojirō, rendendosi immediatamente conto di avere con quel gesto ucciso anche sé stesso.

La leggenda vuole che da quel momento Musashi non abbia più sostenuto duelli, e per quanto alcune fonti riportino confronti successivi è incerto se siano veramente avvenuti e sembra in ogni caso non si fosse trattato di duelli per la vita e la morte. Risparmiava l’avversario dopo aver dimostrato vani i suoi attacchi.

Lo stesso Musashi nel Gorin no sho, scritto in punta di morte nell’ eremo del Reigandō, dove si era ritirato per raccogliere i suoi pensieri e attendere serenamente la morte, così dice:

Sono Shinmen no Musashi no kami Fujiwara no genshin, nato come bushi nella provincia di Arima, giunto all’età di sessanta anni.

Allo scadere dei trenta anni ho riflettuto sulla mia vita passata e ne ho concluso che le mie vittorie non erano dovute alla piena padronanza dei principi dell’arte. forse avevo una predisposizione naturale verso di essa, o forse quella era la volontà del cielo, o forse semplicemente era a causa dello scarso livello delle altre scuole di spada. Ho cercato allora di raggiungere una conoscenza più profonda,

E’ incerta la data di nascita di Musashi, ma indubbiamente era sulla trentina quando ebbe luogo l’epico scontro. Sicuramente la sua vita, il suo cammino, da quel momento cambiarono. Senza alcun dubbio si improntarono ai precetti che lui stesso eternò nel Dokkōdō (Via del cammino solitario).

Pensa con leggerezza di te stesso e con profondità del mondo.

Puoi abbandonare il tuo corpo. Ma devi conservare il tuo onore.

Il suo metodo? I suoi consigli? Dal Gorin no sho:

… Non mi ispiro alla Legge del Buddha o agli insegnamenti di Confucio, né riprendo gli antichi libri di cavalleria e di tattica militare. Nella luce del sentiero del Cielo e di Kwannon, la notte del decimo giorno, del decimo mese, all’ora della Tigre, semplicemente prendo il pennello e incomincio a scrivere.

Terminata la stesura del Gorin no sho, così, all’interno della grotta del Reigandō, scomparve da questo mondo. Dallo Hyoho senshi denki (1782):

Al momento della morte, si tirò su, allacciò la cintura inserendovi il wakizashi. Si mise da solo seduto, con un ginocchio drizzato verticalmente, la spada nella mano sinistra ed un bastone nella destra. Morì in quella posizione, alla età di 62 anni. I maggiori vassalli del signore Hosokawa si riunirono e celebrarono con dolore la cerimonia. Eressero una tomba sul monte Iwato, dietro ordine del signore.

Innumerevoli gli omaggi tributati sullo schermo alla figura di Musashi. Tra i più notevoli il saiga (serie televisiva) dedicatogli in 50 puntate nel 2003, in cui Musashi è interpretato da Ishikawa Ebizo XI (all’epoca Ishikawa Shinnosuke), ultimo discendente di una antica dinastia di attori del teatro kabuki. Da quell’opera proviene l’immagine di Musashi, paralizzato nel momento in cui si rende conto di avere ucciso Kojirō.

La colonna sonora è del maestro Ennio Morricone. Per vie che rimarranno a noi per sempre ignote ha saputo cogliere e rendere palese lo spirito di una cultura marziale così lontana. Così apparentemente estranea al mondo odierno.

 p.b.