La cultura giapponese viene spesso considerata ostica, difficile da comprendere e soggetta a complicate regole ancora più ardue da decifrare. Ma c’è, ci può essere, la più semplice delle soluzioni. Viene in nostro aiuto l’arte dell’ikebana.
La tradizione nipponica ha inteso facilitare la comprensione dell’armonia dell’universo, della natura delle cose e di quella umana, attraverso una serie di protocolli che mettessero la persona in condizioni rendersi ricettivo, esaltando la propria sensibilità e la propria disponibiltà a ricevere il bello.
E’ bene quando possibile seguire questo percorso tracciato dall’esperienza di molte generazioni, ma i “prodotti” che ne derivano possono essere compresi anche istintivamente, attraverso la semplice contemplazione, rinunciando a ogni sovrastruttura e ogni formalità.
Poche, pochissime informazioni che aiutino ad apprezzare meglio le complesse per quanto apparentemente spontanee architetture donateci dai maestri dell’ikebana:
Ogni rappresentazione raffigura o per meglio dire richiama senza essere mai esplicita, tre elementi: il cielo, l’essere umano, la terra.
Nel passato si privilegiavano composizioni nageirabana, presentate su vasi (kabin) alti, e aventi sviluppo verticale.
Nel tempo si sono affermate anche composizioni moribana, presentate su supporti piatti (utsuwa) e sviluppantesi in orizzontale.
Un supporto assomigliante a una spazzola (kenzan) viene utilizzato per appuntare rami e fiori e dare loro l’orientamento desiderato.
Nessun commento accompagnerà le composizioni che vedrete più avanti.
Le foto sono state scattate presso il tempio shinto Yasukuni Jinja di Tokyo nel settembre 2019.
Nel portico che precede l’ingresso al tempio vero e proprio sono esposte in permanenza opere ikebana.