È cosa oramai nota ai più di quanto l’Aikido porti ad uno studio, quasi forsennato, di assi, angoli e, di conseguenza, posizioni da assumere.

Ebbene, una volta di più, mi sono ritrovato di fronte a quella pratica che a me piace sempre un po’ matematizzare.

Qualcuno potrebbe trovare la cosa poco poetica, ma reputo che ciò che sta dietro a ciò che sembra solo fredda geometria sia un qualcosa di ben più profondo e filosofico, oltre al fatto che “è bello ciò che piace”. 

Ma facciamo un passo indietro: prima un po’ di storia…

15 Aprile, partenza in tarda mattinata con Alessio Frosini che passa a prendermi in macchina. Tra una chiacchera e l’altra, le cinque ore e mezzo di viaggio per arrivare all’albergo a Fréjus volano. Dopo una piccola pausa in camera per riassestarsi ci concediamo una serata di relax con sidro fresco per aperitivo ed una cena a base di “moules-frites” ed una bella bottiglia di rosso della Côtes du Rhône per festeggiare il “casuale” compleanno di Alessio.

Passeggiata per respirare un po’ di aria di mare e via in albergo per “ricaricare le batterie” per l’indomani. 

Sveglia ore 7:00, check-out, colazione nel primo posto disponibile e siamo sul luogo dello stage con un’ora abbondante di anticipo. 

Al dojo Sabrina Riccino di Puget troviamo ad accoglierci Micheline Vaillant Tissier, come sempre gentilissima e sorridente. 

Dopo 10 minuti arriva Bruno Gonzalez che ci saluta con una stretta di mano (sarà lui ad animare lo stage). 

Keikogi, cintura e hakama indosso ed iniziamo. 

 

Com’è usuale, si comincia con il bokken: da subito vengono messi in evidenza due aspetti: 

• l’approccio verticale, sia nei caricamenti col ken che nei movimenti dei kata, come tori 

• la prosecuzione dell’intenzione dell’attacco 

La proposta mi riporta alla mente le lezioni di matematica delle scuole superiori: funzioni, limiti ed asintoti, in questo caso asintoti verticali; uke attacca, tori “sale”. Non si oppone ad uke, non lo sposta, non si sposta, semplicemente sale. Proprio come le funzioni matematiche (N.d.R. l’asse y nell’iperbole f(x) = 1/x, se volete un esempio).

《Un asintoto verticale, ossia una retta immaginaria dove la quale la funzione non può esistere》

Pratico con Adrien Rocci, amico di tatami dallo stage di Roquebrune. Gli esercizi sui due aspetti citati sopra sono tanti e ci alterniamo praticando ad un buon ritmo. Dagli esercizi si passa poi ai kata di Aikiken applicando questi concetti.

Il lavoro è sempre più interessante. 

Dopo un’ora e mezzo facciamo una breve pausa prima di ricominciare con la pratica dell’Aikido in sé. 

Bruno propone varie tecniche da vari attacchi, ma l’imperativo che vige sempre è: “asse verticale, forza zero da parte di tori”. L’azione deve essere limpida. 

Partiamo da Ai hanmi Katate Dori Kokyu Nage, passiamo poi a Shomen Uchi Kokyu Nage, una forma interna (dove vengo preso come uke) e poi Ikkyo Omote. 

Torniamo su Kokyu Nage, ma su una forma più diretta. Da qui passiamo a Shiho Nage e ad un’interessante forma di Nikyo Omote.

Da quest’ultima tecnica scaturiscono delle spiegazioni molto tecniche inerenti alla resistenza da parte di uke e da come si abbia un’analogia sul comportamento dello stesso su Kata Dori Menuchi. 

Ogni tecnica aveva un parallelismo pressoché perfetto con i lavori visti con il bokken poco prima. 

Concludiamo con un po’ di stretching e le foto di rito. 

I lavori proposti sono stati veramente interessanti e stimolanti per la pratica, non solo da un punto di vista di tecniche, ma soprattutto per i cardini che hanno fatto da base per tutto lo stage: l’intenzione e l’azione sull’asse verticale. 

Col bokken è stato posto in evidenza l’aspetto inerente all’attitudine, nuovamente espressa come intenzione di proseguire nell’attacco, creando quindi nuove opportunità per uke ed “obbligando” tori ad agire in modo esatto.

Circa la pratica a mani nude, un approccio da parte di tori costante, che non dia informazioni e che corregga la posizione, ma soprattutto migliori la presa da parte di uke: l’attacco non è vuoto e non è costruito su flebili basi, bensì nasce da una filosofia più concreta, atta a creare un qualcosa, senza disdegnare il mettere un po’ in difficoltà tori (ma sempre a nostro pro!) 

Un grande ringraziamento ad Alessio, Bruno Gonzalez, Micheline Tissier, Adrien e tutti gli aikidoka con cui ho praticato! 

À la prochaine fois!