È un momento difficile, che si aggiunge a un elenco non breve di altri momenti difficili. Eravamo abituati a leggere di epidemie, guerre e catastrofi ambientali nei libri di storia, valutando il tutto con l’illusorio senso di superiorità cui ci ha abituato la “civiltà” contemporanea. Ora sono momenti abituali di vita quotidiana, anche se talvolta geograficamente lontani.
Anche il nostro piccolo mondo ne risente, è ovvio, e alle difficoltà generiche si aggiungono le crescenti problematiche gestionali. Si direbbe che le istituzioni abbiano frainteso il ruolo delle attività psico motorie, considerandole galline dalle uova d’oro quando vivono soprattutto di volontariato e di spirito di sacrificio, passatempi per sfaccendati quando sono indispensabili strumenti di salvaguardia della integrità fisica e mentale dei cittadini.
Non facciamone un dramma: abbiamo scelto di percorrere una via “marziale”, che non cerca il confronto ma non lo fugge.
E abbiamo una “arma”, o uno strumento se vogliamo astenerci dall’utilizzo di termini che possano sembrare aggressivi, che altri non hanno: il tatami.
Siamo all’inizio di una nuova avventura, che per alcuni di noi si ripete puntualmente da anni e anni, sempre uguale ma sempre diversa, sempre affascinante. Il ritorno sul tatami.
Certo non lo abbiamo mai abbandonato, e non solo perché ogni estate è ricca di seminari in cui praticare la nostra arte assieme ad amici incontrati di nuovo o mai incontrati prima. Anche e soprattutto perché oramai il tatami, la filosofia del tatami, è dentro ognuno di noi. Ma salirci sopra fisicamente dona sensazioni irripetibili.
Saliamo sul tatami!