A.V., Bruxelles

Nel corso della prima lezione ho voluto creare una sintonia con gli allievi cercando per quanto possibile di farli sentire all’interno del mio dojo, ma anche di dare l’impressione che io stesso sarei entrato nelle loro case. Ecco perché mi sono spostato dalla sala al terrazzo al giardino di casa mia, quasi a voler dire: “ragazzi lo so che allenarsi in casa è difficile, ma si può fare. Sono lì con voi!”

Un caro e fidato amico Maestro mi ha poi fatto capire che quella dello stage virtuale era stata una grande idea e che avrebbe dovuto divenire una consuetudine nei sabati a venire. Fugando i miei dubbi mi ha convinto che l’attenzione non sarebbe col tempo decaduta, ma anzi sarebbe aumentata.

Ho quindi deciso di progettare una serie di seminari e stabilito nuovi e più lungimiranti obiettivi. Tecnicamente mi sono mosso così. Come da programma pubblicato sui volantini, ogni sabato alle 16 ho inviato il primo video del saluto dove anticipavo a grandi linee il contenuto della lezione e a seguire, ad intervalli regolari, ho inviato le varie proposte tecniche. Benché ormai abituato a gestire la tensione durante seminari anche molto popolati, in questa situazione ho vissuto emozioni davvero nuove.

Stranissimo trovarmi seduto davanti al mio computer mentre così tante persone si stanno allenando collegate da casa. Percepire la loro attesa e la loro curiosità di vedere cosa stavo per proporre è stata una emozione nuova e molto intensa e ancor più strano ritrovarmi a sudare per la tensione davanti al PC forse di più che per dirigere una normale lezione.

Ogni qualvolta si verificava un piccolo inconveniente tecnico o un ritardo eccessivo nell’invio di video, una pioggia di preoccupati messaggi inondava il mio cellulare e soprattutto questo mi ha procurato ogni sabato un buona dose di stress. Percepire questa reale presenza delle persone e ricevere alla fine di ogni lezione tanti apprezzamenti e ringraziamenti mi ha però di certo ripagato ampiamente del lavoro che per 9 settimane ha comportato la preparazione dei video. La principale difficoltà tecnica era data dalla necessità di contenere al massimo la durata dei video. Se questi superavano i 30” l’invio da parte di Whatsapp ad un gruppo così numeroso durava oltre i 5, 8 minuti che era il tempo da me preventivato per la comprensione e lo studio di ogni esercizio, cioè il tempo sufficiente ad apprendere l’elemento tecnico attraverso la sua ripetizione ma non troppo lungo da determinare una caduta della concentrazione. Insomma realizzare quello che avevo in mente non è stato facile ma alla fine la cosa ha funzionato davvero alla grande!

La notizia di questa iniziativa si è infatti diffusa passando da amico ad amico e con l’adesione di altri dall’Italia e dall’estero. Alla fine si è raggiunta la quota di 288 partecipanti. Nonostante le mie raccomandazioni a non divulgare i video, so per certo che diversi allievi hanno in realtà girato le mie lezioni ai loro maestri, magari di alto grado, colleghi che hanno preferito non comparire nel gruppo dei partecipanti ma che evidentemente erano curiosi di sapere cosa proponevo. Altri invece hanno girato i video a compagni di dojo, credendo di aiutarmi ed alleggerire il mio impegno. Quindi il totale di 288 nominativi di cui sono a conoscenza è sicuramente inferiore al numero reale delle persone che hanno in qualche modo fruito della mia iniziativa, superando di certo le 300 unità. Nel corso delle 9 lezioni ho detto più volte nei miei messaggi che chi non era più interessato a proseguire e voleva essere escluso dal gruppo poteva farlo in ogni momento ma, altro dato positivo, solo 5 persone hanno fatto questa richiesta.