Laura Ruggeri
Shobuaki asd di Milano

Mai come in questo momento mi è capitato di riflettere sul ruolo della donna.
Sul tatami, nel lavoro, nella società, le donne sono menzionate come elementi sostanziali di equilibrio.
Come mediatrici del conflitto e dell’aggressività degli uomini, ed è vero, l’empatia e la propensione all’attenzione delle donne spesso stempera e mitiga potenziali situazioni di tensione.
Penso alla mia esperienza in dojo, la pratica con una donna costringe i praticanti ad un maggiore controllo, ad evitare l’uso della forza.
Insegna la morbidezza senza rinunciare alla potenza e all’efficacia della pratica.
Sono assolutamente convinta che l’apporto femminile sia arricchente in ogni ambito.
Lo penso con la consapevolezza di appartenere alla minoranza più numerosa del pianeta, con la coscienza che ogni posizione raggiunta da una donna, raramente è regalata, ma spesso si accompagna a molto impegno e dedizione.
Quasi a dover dimostrare che non si ha niente meno di un uomo. Stando attente a non cadere nella trappola di acquisire atteggiamenti maschili che poco ci si addicono.
La verità è che la parola uguaglianza è abusata.
Qualche volta anche sul tatami.
La cosa speciale è, però, che il dojo è un luogo protetto in cui sperimentare tutte le dinamiche che ci sipresentano anche nella vita. In cui si può imparare la misura tra morbidezza e forza, tra arrendevolezza e controllo.
E’ un luogo privilegiato che, con un po’ di fortuna, ci permette di diventare persone piùequilibrate e consapevoli.
Io la considero una grande esperienza che mi ha profondamente cambiata e mi ha regalato momenti di pratica e di amicizia. Momenti nei quali la parola uguaglianza ha trovato la giusta collocazione.

Praticare l’arte della pace è un privilegio che oggi più che mai vorrei condividere con il mondo.