Disclaimer: ogni persona, opinione o situazione descritta in questo Prologo è assolutamente un prodotto della fervida fantasia dell’autore, ogni riferimento o somiglianza con persone, opinioni o situazioni reali o realmente accadute è assolutamente casuale.

Ok. È il momento di tornare “sobri” e assumere il tono giusto per alcune considerazioni sugli argomenti che ho cercato di introdurre in maniera così volutamente provocatoria. Innanzitutto un po’ di glossario: definirò una tecnica difensiva Efficace se consente una difesa da un presumibile specifico attacco alla propria integrità fisica minimizzandolo fino ad annullare i rischi per la propria incolumità. Definirò un’intera disciplina Efficace se le sue tecniche consentono realisticamente la difesa da un intero spettro di attacchi alla propria integrità fisica (in questo senso, la semplice “fuga”, come il mondo animale insegna, è una disciplina Efficace, spesso persino contro le armi da fuoco.

Definirò invece una tecnica/disciplina difensivamente Efficiente se ha qualcosa in più rispetto ad una tecnica/disciplina Efficace: è efficiente se risulta Efficace ma anche con il minimo dispendio in termini di risorse disponibili. In questo senso, definisco Risorse le capacità psicofisiche naturali o acquisite nel tempo necessarie per diventare un praticante sufficientemente capace: struttura e condizione fisica, motivazione, età, predisposizione all’apprendimento, reattività, focalizzazione e gestione dello stress, del dolore e della paura. Non meno importanti, il tempo a disposizione per la formazione/allenamento nel breve/medio/lungo periodo, nonché la logistica: reale possibilità di disporre di luoghi/infrastrutture idonei, di insegnanti e compagni di allenamento, e di soldi da spendere.

Ci sono discipline molto più “esose” di altre, in termini di tempo, soldi, motivazione, gioventù, prestanza fisica, possibilità di trovare bravi insegnanti vicino casa, ecc. ecc. Ok, la faccio breve perché non ho tempo per confronti esaustivi con altre discipline – servirebbe un libro intero – r salto direttamente alla conclusione: a mio modestissimo avviso l’Aikido, come disciplina difensiva, si può definire Efficace ma non Efficiente, rispetto ad altre che, per neutralità, qui non elenco, per non parlare di quelle particolarmente efficienti ma problematiche dal punto di vista giuridico-legale come il combattimento con il coltello, o il tiro operativo con le armi da fuoco: discipline molto diffuse, per varie ragioni, in altre parti del mondo.

Diversi dei motivi per cui l’Aikido non risulta efficiente sono già stati discussi in molti contesti, mi limito a riepilogare i più importanti:

  • Uno spettro limitato di attacchi, focalizzato essenzialmente su prese ai polsi, “fendenti” alla testa verticali o diagonali portati a mano nuda, e solo qualche pugno basico del karate, con pressoché totale assenza di attacchi con calci, o comunque portati sotto il livello della cintura;

  • delle posizioni di partenza limitate e convenzionali: sostanzialmente solo ai hanmi e gyaku hanmi, con uke che attacca sempre con l’arto arretrato (insomma, nulla che sia assimilabile a un jab o a un calcio con la gamba avanzata);

  • l’assenza pressoché totale di tecniche di lotta a terra;

  • gli uke troppo coreografici e cooperativi.

A questi motivi, che sono i limiti più frequentemente contestati alla disciplina, se ne possono aggiungere altri condivisi pure da discipline differenti, tra i quali:

  • la situazione da laboratorio, con una superficie (il tatami) così liscia, libera, regolare e morbida da favorire fiducia eccessiva nella possibilità di movimenti scivolati e cadute rotolate, se non addirittura “saltate”, senza conseguenze;

  • l’omesso studio di attacchi/difese “meno convenzionali” (quali gomitate, ginocchiate e spallate) o addirittura “assolutamente non convenzionali” (quali testate, ditate e morsi);

  • l’omesso studio degli effetti difensivi/offensivi dell’abbigliamento (estivo e invernale, calzature comprese), e delle armi improvvisate o di circostanza (penne, spranghe, ecc.);

  • i bersagli considerati offensivamente leciti: in sostanza, solo le articolazioni degli arti superiori;

  • le risposte (tecniche difensive) non ottimizzate dal punto di vista dei tempi di reazione, in quanto ad ogni tipo di attacco standard (o così categorizzato dalla mente nel combattimento) non corrisponde sempre la stessa risposta standard, ma un ampio ventaglio di opzioni che la disciplina propone come pressoché equivalenti, e tra tutte le quali si è “disperso” il tempo di allenamento, introducendo inoltre la necessità di un “momento decisionale” che impedisce una reazione davvero “automatica”, ma solo “semi-ragionata”;

  • Non si praticano attacchi/difese “a sorpresa” (ad esempio, difendersi da bendati, simulando un accecamento totale/parziale, o con un braccio solo (simulando una ferita all’altro) o potendo muovere una gamba sola, ecc.).

Mi fermo qui, l’elenco potrebbe essere più lungo ma a questo punto del ragionamento ciò non ha importanza, perché il senso del discorso è il seguente: a parità di Risorsa “tempo a disposizione” (diciamo 2 lezioni settimanali per 3 anni, tanto per fare un esempio) la capacità difensiva reale che si raggiunge praticando Aikido (a parità di altre condizioni/risorse) non è ottimale, perché la sua didattica trascura eccessivamente le aree sopra indicate – che sono critiche – a favore di focalizzazioni eccessive e quasi “maniacali” come le tecniche ripetute in ginocchio, che chiaramente derivano da un generale stile di vita diverso dal nostro.

Esistono innegabilmente altre discipline che, a parità di tempo e di altre risorse impiegate, consentono di raggiungere una capacità difensiva globale maggiore, quindi risultano “più efficienti”. Quindi l’Aikido è inutile, dal punto di vista della difesa? Una perdita di tempo? La mia personale risposta è: assolutamente no.

L’Aikido è bello da praticare e non sarà del tutto efficiente, ma sicuramente può risultare anche efficace dal punto di vista difensivo. Se praticato bene (e praticando molto da uke), può aiutare a sviluppare grande forza, resistenza, esplosività, leggerezza, (auto)controllo, equilibrio, propriocezione, coordinazione, capacità di gestione delle distanze, della fatica, del dolore e della paura.

E’ Efficace.

Ma bisogna davvero investirci tanto, tantissimo tempo e altre altre risorse, più che in altre discipline marziali. In un diagramma cartesiano con la capacità difensiva “d” sulle ordinate e il tempo “t” di addestramento/formazione sulle ascisse, la funzione f=d(t) è una curva molto piatta, che cresce molto lentamente, rispetto ad altre discipline più efficienti nel capitalizzare il tempo dedicato.

Però cresce… e alla fine può anche crescere a tal punto, a mio avviso, da permettere persino una certa efficace capacità di improvvisazione e gestione di un attacco imprevisto e del tutto non convenzionale. In altre parole, raggiunti (a caro prezzo) certi livelli, un Aikidoka – vero – potrebbe difendersi in maniera sufficientemente Efficace anche in situazioni e da attacchi per i quali la sua disciplina non lo ha mai specificamente addestrato.

Ma non un UPTA.