di Monica Scaccabarozzi
presidente ShobuAiki ASD

Essere accolta in modo ordinario è straordinario, quando entri in contatto con nuovi ambienti e nuove persone, quando questo diventa quotidianità. Essere accolta naturalmente, senza differenze di genere.

Il primo obiettivo, ma non l’unico, del gruppo a cui appartengo è stato è e sarà sempre, in maniera assolutamente naturale, quello di favorire l’integrazione e di mantenerla nel tempo.

Questo trascendere i generi mi ha permesso di praticare, in un ambiente prettamente maschile, in modo davvero sereno e agevole. Devo dire che il nostro dojo, oggi vanta un numero di donne praticanti, davvero superiore alla media!

 Io ne sono il Presidente ed Anna è in tesoreria, molte compagne, Laura Valentina, Aurora, Ramona, Saremi sono presenti come segreteria e aiuto organizzativo, abbiamo un’istruttrice, Cristina.

Come però avviene spesso, la vita non è soltanto contraddistinta da pace e armonia, ma è segnata da difficoltà. Una delle difficoltà maggiori che ho riscontrato su altri tatami, in realtà, è stata quella di non essere considerata.

Questo mi rammenta la frase di Shunryu Suzuki: “Il buddismo è la Verità che include in sé varie verità”.


Mi è capitato, di non essere stata presa in considerazione per la pratica, durante alcuni stage o seminari esterni, lasciata sul tatami senza un compagno.
Oppure mi sono sentita dire, “posso prenderti il polso?”
Come se fosse disdicevole fare una presa katatedori gyakuhanmi ad una donna…

 
Il dispiacere emotivo, prima è nato come rabbia, poi, dopo un profondo respiro, è diventato compassione, comprendendo la situazione, un punto di vista estraneo a me, un sentimento, ho riorganizzato così, le mie informazioni.

In realtà, dunque, penso proprio di essermi arricchita dell’esperienza; ho lasciato perdere questa differenza, ho cercato di non lasciare agire il mio ego e ho praticato con il massimo della concentrazione, non mi volevo certo far rovinare il seminario!
In un certo senso, ringrazio chi mi ha messa da parte e chi mi ha tratta diversamente.
Sperando di riuscire a spiegare meglio il mio pensiero, è come se, più mi occupo di te, più mi occupo di me e viceversa.

Siamo, in realtà uniti nelle diversità.
Attraverso strumenti quali la consapevolezza della propria vulnerabilità e la conoscenza della propria fragilità, le donne di più, possono intrattenere con il mondo una relazione d’intesa e non di dominio.
Non potremmo essere forse tutti così?

Pensiamoci bene tutti, uomini e donne.